Archive for the ‘Filosofia’ Category

Lottare per il nulla

giugno 24, 2010

Conversando con amici di lungo corso, spesso ci si sofferma su domande che paiono alla fin della fine scontate. Viviamo in tempi bui, da basso, se non infimo impero. La Costituzione repubblicana, cardine della nostra civile convivenza è  elusa e sbertucciata. La magistratura è messa sotto scacco  da leggi ad personam, la libertà di stampa è costantemente attaccata sia con censure, bavagli, o diktat di stampo “mercato delle vacche”, la cultura, l’istuzione, la ricerca stanno in fondo alla classifica dei valori. Meglio non contano  nulla.  Mentre lo squallore dilaga, il conformismo e il festival delle banalità hanno sempre più successi, i giovani sono spenti, silenti o peggio assenti. Rassegnati? Consenzienti? Disorientati?  Mi si dice che è difficile lottare per il nulla e sono perfettamente d’accordo. Però osservo stringendo i pugni per la frustrazione,  i continui attentati ai diritti, la disperata situazione economica, l’assenza di prospettive non dico a medio ma almeno a breve termine e mi chiedo”retoricamente, sconsolatamente”  perchè non nascono focolai di rivolta, moti di disubbidienza, rigurgiti “organizzati” di rabbia. Talvolta si accendono sparute fiammelle d’ira e di dissenso, poi subito si spengono come se la pioggia dell’omogenizzazione, dell’assuefazione al peggio spegnesse ogni velleità. Questo post è il primo di una serie riflessioni sull’argomento “fine della politica?” o meglio “constatazione del vuoto che avanza”.  Mi auguro che gli amici/e internauti portino sul blog le loro opinioni in merito.

Oblò

Maggio 28, 2010

Si inaugura oggi una rubrichina chiamata,  Oblò,  che sinteticamente tratta l’intreccio tra Cinema  e Filosofia. Per evidenti ragioni,  getterà un rapido sguardo sull’orizzonte cinematografico che intreccia la vita e l’opera di illustri pensatori.  Naturalmente senza alcuna pretesa di scrutare nel profondo.

Da ” Pensieri Diversi” ed Adelphi alcune riflessioni di Ludwig Wittgenstein.   ” Ciò a cui mi oppongo è il concetto di un’esattezza ideale che ci sarebbe dato, per così dire, A PRIORI.  In momenti diversi sono diversi i nostri ideali di esattezza; e nessuno di essi è il supremo”—————–“La straordinaria vanità dei desideri si mostra nel fatto che io ad esempio desidero riempire al più presto un bel quaderno da cima a fondo.  Non me ne viene NULLA: non lo desidero, direi, perchè questo testimonia la mia produttività;  è solo l’ASPIRAZIONE a un disfarmi al più presto di qualcosa che mi è divenuto consueto  anche se sicuramente, appena me ne sarò sbarazzato, ne comincerò uno nuovo e la stessa cosa si ripeterà  tale e quale.”—————-“Sto nella vita come il cattivo cavaliere  a cavallo.  Devo solo alla bonarietà  dell’animale se non vengo sbalzato di sella in questo istante”————–” Se l’arte serve a =generare sentimenti=, la percezione sensibile che ne abbiamo è uno di questi sentimenti?”————————————————

Wittgenstein è un film che il regista inglese  Derek Jarman ha girato nel 1993 e tratta della vita e del pensiero del grande filosofo austriaco.  Commissionato all’inizio per una serie televisiva è stato realizzato completamente in studio. Il film  segue un andamento a blocchi al limite dell’astrazione,  su un tracciato antologico che snoda le varie vicende dell’esistenza di Wittgestein,  da Vienna a Cambridge. La messinscena è asciutta, rigorosa nello stesso tempo con un forte impatto visivo,  di lineare intensità estetica. Fuori da ogni orpello convenzionale, ancora una  volta Jarman, orchestra una materia rarefatta,  geometrica con commistioni brecthiane e libertà creativa. Per i cultori del genere assolutamente da recuperare in DVD.

Breve trattato sulla decrescita serena.

marzo 16, 2009

Non  è nella pratica di Ultimo metrò recensire saggi o romanzi. Ogni tanto però, qualche strappo alla regola va fatto, come nel caso del  libro: “Breve trattato sulla decrescita serena” di Serge Latouche.  Il sociologo francese, allievo di Ivan Illich e già docente all’Università di Parigi XI, è ormai il più noto promotore del pensiero della decrescita.  Concetto, come spiega lo stesso Latouche, che non ipotizza una crescita negativa, ma che ridefinisce le idee di economia, progresso, sviluppo tenendo conto della finitezza delle risorse. Un dissennato inseguimento alla crescita appare in tempi stretti, incompatibile con i limiti umani ed ecologici del pianeta, quindi insostenibile e catastrofico. Ciò non comporta un salto all’indietro, per paradosso dal treno ad alta velocità alla diligenza, anzi una società “della decrescita” ha come visione l’ottimizzazione delle risorse. Se mai, detto un po’ grossolanamente, immagina  minore produzione e di conseguenza minore consumo, non in un’ ottica punitiva o penitenziale,  ma al contrario, di migliore utilizzo del tempo tra produzione, lavoro, fruizione dei beni, svago e cultura.  Per una volta con appassionato interesse, suggerisco la lettura di questo libro o di altri come: ” La decrescita felice”,” Come sopravvivere allo sviluppo” ecc. Nel mio piccolo prendendo a prestito il titolo di un’opera di Latouche, riduco, riciclo, rifiuto gli orpelli consumistici e cerco di vivere meglio, senza rinunciare ad un buon spettacolo o all’acquisto “necessario” di un  capo d’abbigliamento di marca.———-Serge Latouche- Breve trattato sulla Decrescita Serena—- Bollati-Boringhieri.

Sintonia

dicembre 1, 2008

Il governo del Belpaese e lo stato del Vaticano non sono mai stati tanto in sintonia. Leggo oggi, che l’esponente della Chiesa all’ONU, ha dichiarato, con  un pretesto  risibile di essere in disaccordo, con la proposta della Unione Europea  che, considera i rapporti omosessuali un reato. Il filosofo Foucault ( per inciso, gay), ingiustamente scivolato nella soffitta dell’oblio del pensiero moderno, scrisse un emblematico, attualissimo saggio:” Sorvegliare e punire”. Sarebbe ora di riscoprirlo. In questo contesto oltre a sorvegliare e punire, va fortissimo il binomio: reprimere e disinformare.

Il papa, i filosofi e Napoleone

Maggio 18, 2008

E’ mia opinione, che il pontefice non abbia alcuna “simpatia” per taluni filosofi. Lungi da me, voler fare affermazioni irriguardose o peggio ancora insolenti o beffarde, anche perché la mia è una mera intuizione e come tale va presa. Con beneficio d’inventario. Eppure, con la massima deferenza del caso, ritengo che Benedetto XVI abbia in “uggia” la filosofia di Spinoza e di Giordano Bruno. Quest’ultimo bruciato come eretico nel 1600 e mai riabilitato dalla chiesa. Parimenti credo che non abbia un penchant per Kant, per non parlare dei filosofi illuministi e via via un po’ alla rinfusa, ma sempre, come una rispettosa illazione, per Nietzsche, per Wittgenstein, Russell, Sartre o Godel ecc. Il papa nel suo viaggio in Liguria ha ricordato un suo predecessore, vittima dei soprusi e delle prepotenze di ” quel senza Dio che era Napoleone” e ha esortato a difendere la fede contro relativismo e laicismo ” senza cedere a compromessi e pronti anche a pagare di persona..”. Salta agli occhi che la chiesa non sembra soffrire di alcuna persecuzione e che nessun prelato pare minacciato. Solo qualche prete di frontiera, che tuona contro mafia e camorra, rischia l’incolumità. Non mi pare che un Napoleone sia all’orizzonte, né una sua eventuale reincarnazione, concetto buddista, non cattolico. Quindi parlare della irriverenza del Grande Corso, è come sottolineare i” nefasti guasti” del pensiero illuminista e da lì, il conseguente scivolamento filosofico contro ogni metafisica. In soldoni, una visione che distingue fede e ragione come due entità, distinte, separate e indipendenti.” La filosofia non è l’ancella della teologia” . Inoltre Napoleone, morto il 5 maggio 1821, non dovrebbe più essere oggetto di papale reprimenda. Riposi in pace e siano gli storici ad emettere giudizi. Quanto al suo “ateismo” non mi sembra una colpa esecrabile a distanza di secoli. Oggi conviviamo in una società che contempla diverse credenze e forme religiose e verbigrazia anche posizioni agnostiche, panteiste, atee, senza mettere in pericolo né il rispetto né la solidità della chiesa. Vorremmo continuare a vivere in questa pluralità di posizioni, che riguarda le coscienze, senza sentire il peso di un” immaginaria ostilità,” solo perché estimatori di Voltaire e di Geymonat.

Paura liquida

Maggio 11, 2008

Ho da poco terminato la lettura di “Paura liquida”, un saggio di straordinaria attualità di Zygmunt Bauman. Questo influente sociologo di origine polacca, ma cittadino britannico, professore emerito a Varsavia e a Leeds è uno fra i più interessanti e prestigiosi pensatori tout-court. Ben oltre alla specificità sociologica, Bauman fa un catalogo delle nostre paure individuali e collettive con” occhio filosofico.” In calce all’introduzione è citato un celebre brano del discorso di insediamento alla Casa Bianca di Franklin Delano Roosevelt nel marzo 1933. ..”è mia ferma convinzione che l’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa.” Questa citazione è un ottimo viatico per la lettura, che consiglio caldamente. —“Paura liquida”. Laterza Editori.

Una lancia spezzata

Maggio 7, 2008

Devo ringraziare i miei genitori che mi hanno permesso di fare studi classici e di dedicarmi ” all’amata filosofia”, se oggi ho qualche strumento in più, per comprendere me stessa e quanto mi sta intorno. Questo pistolotto introduttivo, mi serve per spezzare una lancia (anche se non ha bisogno) in favore di Umberto Galimberti. Da molti anni, sono una sua lettrice attenta e assidua, non solo dei saggi tipo: “Il corpo”,”La terra senza Male” “Psiche e tecnè”, “Le orme del sacro”, fino all’ultimo “L’ospite inquietante”, ma soprattutto della sua rubrica su ” D-Donna ” magazine di Repubblica. Nell’ultimo numero leggo: ” Tengo questa rubrica finché me la lasciano tenere e finché non avrò annoiato…per diffondere..”un metodo” quello di Socrate….” Oihbò! E’ scattato il sensore dell’allarme. Da qualche settimana, leggo sulla stampa di “moderata tendenza”, dichiarazioni, che sono di segno opposto, non solo alla socratica maieutica, ma soprattutto alla linea di pensiero di Galimberti. So che ci sono state aspre polemiche, nelle quali non voglio entrare in merito. La cifra di questo blog è l’ironia e la leggerezza, quindi non ho competenza, né titolo per esprimere un giudizio. Però un certa inquietudine, un drizzar d’orecchie, una particolare ansia mi tiene in allerta. Affermazioni perentorie sul primato della civiltà occidentale-cristiana, l’ossessione dell’identità e della patria, la difesa della tradizione mi sgomentano. Così come un vago sentore di crociata o di subliminale inquisizione delle idee, mi dà brividi di apprensione, mentre tutto intorno conferma un vuoto, nudo e crudo, e un becero consumismo. Esagero, lo spero. Tutto ciò, però viene a scapito di un pluralismo di pensiero, di modi di sentire e di realizzare l’esistenza che davamo per acquisiti. Quindi spezzerò la proverbiale lancia a favore del filosofo Galimberti, anche se, col mio berretto a sonagli, nella tenzone non posso entrare. Lo farò, come giullare, fuori dai ranghi della “cavalleria” e con l’auspicio di leggere ancora per lunga pezza la posta sul magazine “D”.