Gira fra le varie reti televisive uno spot tanto carino, quanto tendenzioso e menzognero. Vi vede un grazioso scoiattolo, già in se, simbolo di simpatia, che di fronte ad imminenti catastrofi naturali mastica una”certa gomma” e con una poderosa forza intestinale emette una mostruosa, roboante scoreggia, tale che il vento prodotto, ovviamente rinfrescante, spegne un incedio nel bosco, o genera un iceberg. Per la salvezza delle creature del circondario: siano caprioli o pinguini, non importa. I bambini si divertono, applaudono e interiorizzano che l’areofagia è cosa buona e utile. Se bastasse una scoreggia, per salvare il pianeta dai disastri dell’umana ingordigia e dissennatezza, diveremmo tutti petomani esibizionisti. E’ di ieri la notizia del distacco e dello scioglimento di un pezzo di pack con una decina di orsi bianchi, alla deriva e destinati a morte sicura, con grave minaccia di estinzione della specie. Ergo, dite ai bimbi, soprattutto ai più piccini che nessuno scoiattolo masticatore di gomme, salva il mondo con la forza del proprio deretano. L’unica liberazione salvifica, a parte le gaffe fra i bacchettoni, è quella del proprio intestino. Una piccola cosa sincera, al posto una “furbissima, e triste menzogna.”
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Un peto salverà ilmondo?
agosto 31, 2008Dalla parte delle balene
aprile 7, 2008Il libro di Amélie Nothomb sul Giappone mi ha fatto comprendere che ormai da tempo si può dire esaurito il mio feeling per il Giappone. Per molti anni ho adorato la cultura del Sol Levante. Ho compulsato tomi di Mishima, Kawabata, Murasaki e ne tralascio assai; non ho perso una rassegna di Kurosawa ( so a memoria fotogramma dopo fotogramma i 7 samurai), del geniale Ozu, fino all’ultimo eclettico Kitano. Ho fatto full immersion di ikebana, manuali sulla cerimonia del thè, vie virtuose del prode samurai. Il sacrificio autolesionista si è spinto fino a comprare i biglietti per il teatro Kabuki. Cinque ore di spettacolo con un breve intervallo. Neppure Fantozzi si è spinto oltre. Da quando la città è stata invasa da Sushi Bar il mio interesse è andato scemando fino all’episodio che ha originato la rottura. Da qualche tempo gli attivisti di Greenpeace s’ affiancavano alle baleniere nipponiche nel tentativo di impedire la cruenta e devastante caccia ai cetacei. Ci sono stati episodi sconcertanti, speronamenti, intimidazioni ecc.. Ora posso sancire con rammarico ma con fermezza che la simpatia è mutata in avversione. Trovo inconcepibile massacrare questi mammiferi marini già a rischio di estinzione per lo sfizio gastronomico di qualche manager multinazionale e multi-imbecille. Ok preservare le tradizioni culinarie di un popolo, ma quando , queste comportano lo sterminio delle balene, sono solo il retaggio di un’ antica barbarie, oggi insensata.