SENZA
Dolore senza colpa.
Merito senza premio.
Crimine senza pena.
Pensiero già pensato imbevuto di sangue slabbrato
tutto già vissuto, scritto, consumato
in questo tempo senza dei nè eroi.
Tu vorresti una parola armata che libera e che danza,
un aggettivo bomba,
un verbo visionario che spazza l’apatia.
Il letto dei prodigi ha seme sterile.
Stanno nel becco di cicogne le mitiche odissee.
Senza storia./ Il nastro sfrangiato sbobina gemito.
banali terrori, inamabili amori,
incongrui cortissimi onori.
La morte pure, è contabilità,
senza amen, nè follia.
Tutto è conto aperto,
prestito svanito via
breve cifra sgorbiata,
senza sconto.
giugno 25, 2010 alle 8:23 PM |
INNISFREE, L’ISOLA SUL LAGO
Mi leverò e andrò, ora, andrò a Innisfree,
E costruirò una capanna laggiù, fatta d’argilla e canne,
Nove filari a fave avrò laggiù, un’arnia per le api da miele,
E solo starò nella radura ronzante d’api.
E avrò un po’ di pace laggiù, ché la pace discende goccia a goccia,
Discende dai velami del mattino fin dove canta il grillo;
La mezzanotte è tutto un luccichìo, il meriggio purpurea incandescenza,
La sera è piena d’ali di fanello.
Mi leverò e andrò, ora, ché sempre notte e giorno
Odo l’acqua del lago lambire con lievi suoni la sponda;
Stando in mezzo alla strada, sui marciapiedi grigi,
La sento nella fonda intimità del cuore.
[da: William Butler Yeats, Quaranta poesie, trad. di Giorgio Melchiori, Einaudi, Torino, 1965]