Conversando con amici di lungo corso, spesso ci si sofferma su domande che paiono alla fin della fine scontate. Viviamo in tempi bui, da basso, se non infimo impero. La Costituzione repubblicana, cardine della nostra civile convivenza è elusa e sbertucciata. La magistratura è messa sotto scacco da leggi ad personam, la libertà di stampa è costantemente attaccata sia con censure, bavagli, o diktat di stampo “mercato delle vacche”, la cultura, l’istuzione, la ricerca stanno in fondo alla classifica dei valori. Meglio non contano nulla. Mentre lo squallore dilaga, il conformismo e il festival delle banalità hanno sempre più successi, i giovani sono spenti, silenti o peggio assenti. Rassegnati? Consenzienti? Disorientati? Mi si dice che è difficile lottare per il nulla e sono perfettamente d’accordo. Però osservo stringendo i pugni per la frustrazione, i continui attentati ai diritti, la disperata situazione economica, l’assenza di prospettive non dico a medio ma almeno a breve termine e mi chiedo”retoricamente, sconsolatamente” perchè non nascono focolai di rivolta, moti di disubbidienza, rigurgiti “organizzati” di rabbia. Talvolta si accendono sparute fiammelle d’ira e di dissenso, poi subito si spengono come se la pioggia dell’omogenizzazione, dell’assuefazione al peggio spegnesse ogni velleità. Questo post è il primo di una serie riflessioni sull’argomento “fine della politica?” o meglio “constatazione del vuoto che avanza”. Mi auguro che gli amici/e internauti portino sul blog le loro opinioni in merito.
giugno 25, 2010 alle 7:22 PM |
” Le classi superiori d’Italia sono le più ciniche di tutte le loro pari nelle altre nazioni.
Il popolaccio italiano è il più cinico di tutti i popolacci.
Quelli che credono superiore a tutte per cinismo la nazione francese, s’ingannano. Niuna vince né uguaglia in ciò l’italiana. Essa unisce la vivacità naturale (maggiore assai di quella de’ francesi) all’indifferenza acquisita verso ogni cosa e al poco riguardo verso gli altri cagionato dalla mancanza di società, che non li fa curar gran fatto della stima e de’ riguardi altrui: … Ma nel nostro proprio commercio…il cinismo è tale che supera di gran lunga quello di tutti gli altri popoli, parlando proporzionatamente di ciascuna classe.
Per tutto si ride, e questa è la principale occupazione delle conversazioni, …In Italia il più del riso è sopra gli uomini e i presenti. … Gl’Italiani posseggono l’arte di perseguitarsi scambievolmente…
Gl’Italiani non bisognosi passano il loro tempo a deridersi scambievolmente, a pungersi fino al sangue. … in Italia la principale e la più necessaria dote di chi vuole conversare è il mostrar colle parole e coi modi ogni sorta di disprezzo verso altrui, l’offendere quanto più si possa il loro amor proprio, il lasciarli più che sia possibile mal soddisfatti di se stessi e per conseguenza di voi.
Sono incalcolabili i danni che nascono ai costumi da questo abito di cinismo, … Non rispettando gli altri, non si può essere rispettato. … dove tutti sono armati e combattono contro ciascuno, è necessario che ciascuno presto o tardi si risolva e impari d’armarsi e combattere, altrimenti è oppresso dagli altri, essendo inerme e non difendendosi, in vece d’essere risparmiato. È anche necessario ch’egli impari ad offendere. ”
” Discorso sopra lo stato presente
dei costumi degli italiani ” Giacomo Leopardi