Nella mia carriera di pubblicista-cuciniera ho scritto su svariati argomenti. Cronaca locale, cronaca rosa, rubriche di posta per i lettori, recensioni di film, bricolage di ogni tipo e via discorrendo. Mi sono, però, sempre rifiutata come già detto, in altri vecchi post di occuparmi di coccodrilli. Non sono capace di tenere una distanza professionale e critica per tessere l’elogio funebre di qualche illustre esponente della società politica o culturare. Mi limito a riportare la notizia tout court, aggiungendo solo soggettive considerazioni. Edoardo Sanguineti non c’è più. Era un poeta straordinario e un uomo delizioso. Mi ha regalato piacere, divertimento, gioia, salti mortali di erotica allegria, partecipazione all’impegno civile, e un’ irresistibile continua caccia al tesoro nella foresta delle parole. Quanto di meglio si possa chiedere ad un autore contemporaneo coltissimo, ironico e “grande esloratore”. Era un po’ pazzo come si conviene ai poeti. Come dice Platone in Fedro,245 a :” Chi senza la follia delle Muse, si avvicina alla poesia, inutile è lui e la sua arte …” Per ricordarlo ho scelto dalla sua vasta produzione, i versi che Sanguineti ha dedicato a Sandro Pertini.
Per una rosa
chi ha resistito, gli è fiorito il cuore, / rosa di rossi fuochi partigiani:
questo è il colore per le nostre aurore,/ è il caldo sole del giusto domani:
sbocciato è il giorno, e la notte era nera/ ma rigido fu l’inverno, prima,
fiori di rose rossa primavera, / e la rosa risplende sulla cima:
Da “Il gatto lupesco” (poesie 1982-2001) Le comete Feltrinelli.
Come si nota, oltre il suo fuoco pirotecnico di avanguardia acrobatica, il poeta non teme, come ritengo giusto, utilizzare parole come ” rosa” o “cuore” che, per alcuni con poca follia e tanta puzza al naso, sono perigliose trappole retoriche o per altri dilettanti allo sbaraglio, abbondano come il riso sulla bocca degli stolti. Grazie maestro-compagno o se preferite compagno maestro. Una lacrima non di cera.
Maggio 22, 2010 alle 6:50 PM |
questa gondola, io la paragono a una culla che dolcemente dondola,
e la piccola cassa, lì sopra, mi sembra una bara spaziosa:
ma è così, proprio! tra la culla e la bara, noi altaleniamo e oscilliamo,
sopra il canal grande, spensierati, via, attraverso la vita:
(da Goethe, Epigrammi veneziani, in Edoardo Sanguineti, Quaderno di traduzioni: Lucrezio-Shakespeare-Goethe, Torino, Einaudi, 2006)
Maggio 25, 2010 alle 12:26 PM |
Grazie per queste righe, ES mi era quasi ignoto. Ogni giorno che si conosce qualcosa di nuovo e interessante, è un buon giorno. Luv, Chatte. E the bear