Archive for gennaio 2009

Ingeborg 3

gennaio 31, 2009

Ancora un ultimo omaggio a Ingeborg Bachmann.

Sempre da “Non conosco mondo migliore” Editore Guanda

ALCOL

Bere, cosa bere

io bevo, bevo la polvere dei lustrini

tracanno tanti scellini

tracanno il mio lavoro, bevo

per tirarlo fuori,  posso solo bere di più

bere per tirarmi fuori da tutto, dalla polvere, da

non lo dico,  perché nessuno lo dice / perché si beve

ci si sbronza a morte, ci si sbornia / non lo dico

perché  nessuno dice , / che non bisogna scrollarmi

costringermi a dire, e poi lo sanno tutti

perché si beve, ci si sbronza, ci si / stordisce

ci si stordisce./ E cosa siano amore e rogne e progresso

lo sanno tutti e lo sa anche chi non si sbronza

lo sanno tutti, Io non lo dico più

sa sa sa sa sa sa sa  / sa sa sa

sa / non dico più di quanto / non sappiano tutti.

Omaggio a Ingeborg 2

gennaio 31, 2009

Oggi Ingeborg Bachmann avrebbe 83 anni. Non possiamo neppure immaginare cosa sarebbe stata la sua vita e la sua produzione letteraria nel corso del tempo.  Possiamo invece ricordare la sua tragica fine  a Roma,  in un fine settembre del 1973. Un incendio, forse una sigaretta accesa caduta nel letto, mentre si addormentava, forse qualche bicchiere di troppo. Congetture  e nulla più. Il rispetto esige di non indagare, sappiamo molto di lei; della sua tesi di laurea in filosofia su Heidegger, degli  studi e dei  saggi su Wittegenstein, dei suoi amori infelici, della dolcissima amicizia col grande compositore Hans W.Henze.   Conosciamo dai  suoi romanzi e dalle sue poesie che, questa donna sorridente, ironica, amante delle languide atmosfere romane, così distanti dalla sua Klagenfurt, e pur così figlia dell’ in-felix Austria, è stata profondamente e irreparabilmente segnata da un insanabile dolore esistenziale.

Sempre da “Non conosco mondo migliore” Guanda Editore

Sono scomparse le mie poesie.  / Le cerco in tutti gli angoli della stanza.

Per il dolore non so come si scriva / un dolore, non so in assoluto più nulla.

So che non si può cianciare così/ dev’essere più piccante, una pepata

metafora / dovrebbe venire in mente. Ma con il coltello nella schiena.

Parlo e taccio, parlo, cerco scampo in un idioma

in cui compare persino lo spagnolo, los toros y / las planetas

forse si può ancora sentire / su un vecchio disco rubato. Funziona anche

con un po’ di francese, tu es mon amour depuis si longtemps.

Adieu, belle parole, con le vostre promesse.

Perché mi avete abbandonata? Eravate a disagio?

Vi ho dato in custodia ad un cuore, di pietra.

Fate per me lì, resistete lì, fate per me lì un’opera.

Omaggio a Ingeborg 1

gennaio 30, 2009

Su Facebook gli estimatori di Ingeborg Bachmann sono circa 400. Credo che in Austria e in Germania gli studiosi, i fan e tutti coloro che valutano come   straordinarie le sue opere siano molti di più.  Questa spicciola contabilità sta a significare,  che se cinque o sei lettori di questo blog, apprezzeranno il modesto  omaggio che le rivolgo, mi potrò dire soddisfatta. E’  fuori discussione che io la consideri una delle autrici più significative del 900′, forse insieme a Marguerite Yourcenar la più grande. Purtroppo nelle dinamiche di mercato dell’editoria e nel calderone delle mode che altalena autori mediocri ad altri eccellenti, la Bachmann è in questo momento in una fitta ombra.  Vale la pena tenere desta la memoria con alcune poesie.

Da  “Non conosco mondo migliore” Guanda Editore, traduzione di Silvia Bortoli.                    ENIGMA

Sul Nilo nella notte,  sul Nilo / dove le stelle ti arrivano in bocca

e il cuore inaridito torna a umettarsi, / nella notte in Egitto

dove non eri stata mai, ma sarai presto,

per dare alla Sfinge la tua risposta.

Nella notte blu / quando nella bocca sempre aperta la lingua del deserto

cerca il suo umidore / quando ti incenerisce

la tua voce sfinita si avvicina / alla mia risposta.

Vita della mia vita / bocca inselvatichita

togliti il vizio del respiro /e impedire il ricordo,

lascia ch’ io sia con me,

lascia ch’io sia con te.

Perplessità

gennaio 29, 2009

Ho validi motivi per desiderare che il trasfuga Battisti, proletario d’accatto dei Pac,  il quale ha sulla coscienza crudeli omicidi,  paghi  il suo conto con la giustizia. Mi chiedo però, (ed è una domanda che trascende i  vari governi di centro-sinistra o centro-destra che si sono alternati), perchè la grancassa mediatica tuona contro il Brasile, in questo specifico caso e nulla è accaduto quando uno stragista di destra (vedi alla voce: Piazza Fontana) si è rifugiato in Giappone. Anche allora si doveva alzare forte e chiara la richiesta di estradizione. Si doveva protestare,” in audio e in video” col governo nipponico. Niente è stato fatto e i parenti di quelle povere vittime aspettano dopo 40 anni  che il diritto prevalga sull’impunità. Poi il tempo è passato e questo fuggiasco  ha perfino preso la cittadinanza giapponese. Fra nuovi polveroni e vecchie indolenze o peggio depistaggi, chi è sempre gabbato è il cittadino,  rassegnato ad una strabica giustizia.

Negazionisti

gennaio 29, 2009

Ho sempre pensato che gli antisemiti più convinti e feroci appartenessero alla cultura di destra. Sembrerebbe un ragionamento lapalissiano e un po’  semplicistico,  è ovvio vedere nei gruppi neo-nazisti o nell’integralismo cattolico di stampo “Santa Inquisizione”,  i naturali portatori del” virus” anti ebraico.   E’  altresì certo che cospicue frange di gruppi dell’ultra sinistra, esprimono una radicale avversione verso lo stato di Israele e i suoi abitanti, con una visione settaria e  manichea. “Palestinesi=buoni, israeliani=cattivi. Francamente  la malattia infantile di questi fanatici è una delle  ragioni  della  frammentazione insanabile della sinistra. Parlando più volte con alcuni di questi soggetti, ho arguito che  l’ostilità verso Israele, non inficiava la convinzione che gli ebrei avessero patito il più terrificante sterminio della storia e che la Shoà era stata un’ abominio e un’infamia incancellabili.  Queste brevi considerazioni, lungi dal  giustificare la scelleratezza dei gruppuscoli gauchisti, vogliono esprimere la seria preoccupazione per quelli che considero i più pericolosi nemici sia degli ebrei, sia degli abitanti di Israele: nazi-skin e affini, prelati militanti in organizzazioni tradizionaliste naturalmente antisemite, intellettuali o pseudo tali del culto hitleriano, con l’ossessione per l’irrazionale e per la pulizia etnica. E  infine tutti, ma proprio tutti i negazionisti. Compreso un  “pretonzolo lefevriano” che  parlando delle camere a gas, pare abbia detto: ” Le camere a gas? Servivano per disinfettare, non so se ci sono stati morti”. Scusate!  La mia indignazione si è mutata in ira.  Indi non aggiungo una sola parola.

Filmfilm6

gennaio 27, 2009

Eccoci di fronte ad un film da ” assolutamente non perdere”. Non so se è ancora programmato in sala o se bisogna attendere che esca in DVD, in ogni modo il mio consiglio è di vederlo. Ho un particolare penchant per Clint Eastwood, che reputo uno fra i migliore registi made in USA.  Questo suo CHANGELING è nel solco  del grande cinema. La storia è cruda  ed essenziale, nessuna sbavatura inficia questo terribile dramma umano e sociale. Siamo a Los Angeles, anni 20′ ed ad una madre single viene rapito il figlio in età prepuberale. Dalla scomparsa del ragazzino in avanti, assistiamo alle nefandezze delle istituzioni e del potere,  che perseguitano la madre già devastata dal dolore, fino ad internarla in manicomio.  Il finale vedrà il prevalere della giustizia, ma senza alcun trionfalismo.   Il regista con convinta forza morale,  mostra l’atrocità dei delitti e la vergogna della corruzione. Senza un filo di retorica, ma con cupo pessimismo, ancora una volta  Eastwood esercita la sua professionalità come etica della responsabilità di fronte al Male. Unico punto debole è l’interpretazione della Jolie. Angelina è bellissima, ma come attrice  non è all’altezza di questo dolente, complesso ruolo.

Tempismo

gennaio 27, 2009

Dopo molte trattative per riportare gli “scismatici” Lefevriani in seno della Chiesa cattolica, il Pontefice  ha riaccolto “i nemici del Concilio VaticanoII” con giusta soddisfazione.  Peccato che fra costoro, vi sia un vescovo di nome Williamson, antisemita convinto, che nega l’Olocausto.  Per questo prelato le camere a gas non sono mai esistite.  A cavallo del “Giorno della Memoria” si può arguire che il clero romano non pecca certo  di tempismo.

Filmfilm5

gennaio 26, 2009

Per introdurre questo film, ci affidiamo ad  un’affiatata, formidabile coppia  di divi “so much glamour” : Diane Lane e Richard Gere.  Nessuno può dimenticarli, giovani e bellissimi in quel capolavoro di Francis. F. Coppola che è ” Cotton club”.  E ancora una volta insieme,  sono stati protagonisti del dolente, seppur patinato,  “Unfaithfull”.  Ora più segnati dal tempo e da qualche ruga,  ritornano in un filmone d’amore dallo stile-fotoromanzo.  COME UN URAGANO è un movie che deve il suo flop, ad una sceneggiatura lacrimosa, sentimental-melassosa.  Invece di commuovere strappa risatine, per la scrittura e conseguente resa filmica di una love-story sdolcinata e improbabile. Quando si dice” in che film l’hai visto?”  Ecco la risposta. La prima parte è quasi accettabile. C’è una Lei  ancora sexy nonostante la maturità, tradita dal consorte e c’è un Lui medico di fama, tormentato da grane professional-esistenziali.  Si incontrano in una locanda sul mare e nasce la passione, mentre fuori infuria l’uragano.  La seconda parte è francamente ridicola, perché  il melò perde ogni credibilità.  Finale con fazzoletti umidi di lacrime, ( le mie dal ridere).  Le location sono  invitanti e valgono il biglietto.  I nostri eroi questa volta recitano con poca convinzione emotiva,  più che altro,  per fare onore al navigato professionismo e per rinnovare un sodalizio e un’intesa da grandi star.

I narcisi

gennaio 26, 2009

Nel film “Querelle de Brest” di Fassbinder (regista straordinario e sottovalutato), Jeanne Moreau canta la struggente canzone di Lysianne che nel ritornello ripete ” Each man kill thing he loves”; ovvero ogni uomo uccide  ciò che ama.   Questa breve introduzione è semplicemente la constatazione del groviglio sublime e dolorosissimo dell’ amore, dove si intrecciano deliri,  banali torture,  indicibili felicità, altalene di paradisi e di inferni.  Credo sia sbagliato giudicare, ma ancor più,  tentare di districare i nodi che legano una coppia. Se poi,  i due sono  famosi poeti, ancor di più. Ted Hughes   si è portato la croce addosso per molto tempo, per il tempestoso matrimonio  con la Plath.  Dopo la separazione, aveva divorziato da Sylvia  nel 1962. Un anno dopo l’infelice poetessa si suicidò.   Mi pare estremamente insensato attribuire la responsabilità di questo disperato gesto all’ ex- marito.

Omaggio a Ted Hughes

Dai “Meridiani” Mondadori a cura di Nicola Gardini e Anna Ravano: I Narcisi.

I narcisi scuotono le loro stelle / al vento verdedorato dell’ultimo bagliore.

La loro felicità non ha peso. / La loro letizia è spirito.

Anche stanotte avrà stelle precarie

sul monte della Luna / e brina d’Aprile.

I narcisi sono intoccabili / nel fruscio di un film muto

che accelera un ballo / e risa di bambini

alla fine della Grande Guerra:

Le loro faccine sono schiacciate / sotto i grandi e molli fiocchi di un pallido nastro.

Ma questa è adesso la felicità / essere grandi-

magre ragazze alla moda.

I capelli all’indietro, le sottili labbra dischiuse, spinte

dentro un freddo sole, le guance splendenti,

delicate come ghiaccio acceso.

Non potranno soffrire / anche nel solenne e gelido

strazio dell’ ultimo lutto / saranno al sicuro-

bulbi nella terra / sotto le ciocche della ghirlanda.

Ghirlanda di stelle / Luci- spiriti nell ‘orto

Filmfilm4

gennaio 25, 2009

Tratto da una biografia di Amanda Foreman, LA DUCHESSA, è la storia di un’aristocratica fanciulla mal maritata, non a caso antenata dell’amatissima principessa Diana Spencer.  In uno scenario elegante e al tempo stesso algido, (comunque scenografia e costumi sono di prim’ordine) la giovane  e spensierata Georgiana va sposa al duro, crudele duca di Devonshire. La ragazza bella, intelligente, appassionata di politica e per i tempi anticonformista, ben presto deve rinunciare ai suoi sogni d’amore, accettare un menage a trois e rinunciare all’uomo che ricambia con trasporto i suoi sentimenti amorosi. Ahimè la resa filmica, oltre l’eccellente prova degli attori, tutti bravissimi, somiglia più ad un Harmony dell’infelicità che all’autentico dramma di una società perbenista e castrante. Il  riferimento all’attualità, soprattutto inerente alla delusione coniugale è ben presente.La regia scolastica è di Saul Dibb.  In ultima analisi un film noiosetto e privo di vere emozioni, nonostante lo sfarzo dell’allestimento e l’impegno degli interpreti.