Dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto:
“…E stanco al fin, e al fin di sudor molle, / poi che la lena vinta non risponde
allo sdegno,al grave odio, all’ardente ira, / cade sul prato, e verso il ciel sospira.
Afflitto e stanco al fin cade nell’erba, e ficca gli occhi al cielo e non fa motto.
Senza cibo e dormir così si serba / che ‘l sole esce tre volte e torna sotto.
Di crescer non cesso la pena acerba, /che fuor del senno al fin l’ebbe condotto.
Il quarto dì, da gran furor commosso / maglie e piastre si stracciò di dosso.
….In tanta rabbia, in tanto furor venne / che rimase offuscato in ogni senso.
….nè scure,nè bipenne / era bisogno al suo vigore immenso.
Quivi fe’ ben de le sue prove eccelse / ch’ un alto pino al primo crollo, svelse…
Questi bellissimi versi, tratti della pazzia di Orlando, sono grosso modo, il senso del mio stato d’animo in questo momento. Sono metafora e simbolo del mio “furente” disagio di cittadina del Belpaese. Come l’ingenuo paladino mi sento tradita da un’ “un’ Italica Angelica” che racchiude il peggio dei difetti femminili. Un ‘ Angelica nostrana, meschina, furba, avida, ignorante, bigotta, ruffiana e bisognosa di un protettore. Mentre la sinistra è sparita, sprofondata negli abissi di dispute senza costrutto o è fantasmatica a guisa di zombie, la destra, trionfa senza ” colpo ferire”, perchè ormai un neo-fascismo- televisivo rosa-shocking è dominante e/o si alterna ad un neo-fascismo -muscoloso, nazi-rock che minaccia, spranga e uccide. Ormai non c’ è bisogno di incarcerare o sopprimere le libertà civili, basta alimentare la fabbrica della paura, inventarsi sempre nuovi nemici, ingabbiare la cultura in un mare di banalità, usare il potere economico per far tacere i dissidenti. Il tutto nell’indifferenza, nella rassegnazione, nell’ apatia di una sorta di narcosi collettiva, che non vede, non sente, non parla. Come insegna la mai abbastanza apprezzata filosofa Hannah Arendt è l’indifferenza che spalanca la porta dell’orrore. Quello che è accaduto con Mussolini e Hitler può, sotto altre forme e subdole modalità, ripresentarsi. Così davanti ad un Paese che è diventato fra i più oppressivi e reazionari, nel dilagante conformismo, mi sento “rabbiosa” e come Orlando urlerei il mio dissenso o strapperei la pianta dell’ abulia che fiorisce ovunque. Poi però come Astolfo, che ha recuperato il senno perduto sulla Luna, cercherei di scrollare via frustrazione, impotenza e pessimismo. Certo occorrono doti “lunari” per resistere: ironia, poesia, memoria, gioia di appartenere ad una minoranza che mai si piegherà al modello di regime che da qualsiasi parte lo guardate è per sempre una versione aggiornata, riveduta e corretta del fascismo.